Cresce la tensione nel settore della sanità pubblica dopo le recenti dichiarazioni del Ministro della Salute Orazio Schillaci, che ha ipotizzato l’esclusione del personale sanitario dal perimetro della Pubblica Amministrazione. L’obiettivo, secondo il Ministro, sarebbe quello di garantire “maggiore flessibilità” nella gestione di orari e contratti di lavoro. Ma per i sindacati, questa flessibilità rischia di tradursi in una nuova stagione di precarizzazione, smantellando tutele storiche conquistate con anni di lotte.
Il FISI ha espresso ferma opposizione alla proposta, definendola “profondamente allarmante”. In una nota ufficiale, il sindacato sottolinea come questa mossa rappresenti non solo un pericoloso passo indietro in termini di diritti, ma anche una smentita implicita del recente contratto collettivo nazionale, firmato con grande enfasi dal Governo solo pochi mesi fa.
“I professionisti della sanità non meritano di essere trattati come un ostacolo da aggirare – si legge nella comunicazione – ma come una risorsa da valorizzare. La flessibilità non può diventare sinonimo di precarietà.” commenta il Commissario Regionale Adolfo Ardovino
Una questione di dignità e diritti
Secondo il FISI, l’eventuale rimozione del personale sanitario dall’ambito della Pubblica Amministrazione potrebbe aprire la porta a forme contrattuali più deboli, a una riduzione delle garanzie salariali e a un allentamento delle tutele su turni e condizioni di lavoro. Il rischio? Che a pagare il prezzo siano proprio coloro che, durante l’emergenza sanitaria, hanno garantito il funzionamento del sistema salute.
Ma il sindacato va oltre. Rivendica un ruolo di battaglia costante e fuori dal coro. Il FISI è stato infatti l’unico sindacato in Italia – ricorda – a promuovere uno sciopero generale contro le misure coercitive legate alla gestione della pandemia, difendendo il diritto alla libertà di scelta vaccinale e denunciando le discriminazioni subite dai lavoratori non vaccinati. Il sindacato ha anche avviato una denuncia formale contro il Governo italiano e il Presidente del Consiglio, accusandoli di violare il Regolamento UE n. 953/2021, che afferma con chiarezza come nessun obbligo o discriminazione possa essere imposto sulla base dello stato vaccinale.
Il FISI chiede ora chiarezza immediata da parte del Governo e un confronto trasparente con i rappresentanti dei lavoratori. “Serve rispetto – conclude la nota – per i diritti, la dignità e il valore del lavoro pubblico in sanità. Smantellare le tutele significa smantellare un pezzo di Stato.” La partita si gioca sul filo sottile tra riforma e regressione. E mentre si parla di “modernizzazione”, per molti lavoratori e sindacati è suonato un campanello d’allarme.
Fonte https://www.artestv.it
0 commenti