SetumHamas

da | Ott 7, 2025 | Attualità | 0 commenti

Ah, il Medio Oriente! Un copione che si ripete all’infinito, ma con un nuovo, entusiasmante tocco di reality show a cura del Presidente, il quale, diciamocelo, non è mai banale. La notizia che fa il giro del mondo è che le delegazioni di Hamas e di Israele si sono finalmente sedute, o meglio, piazzate in Egitto per discutere il famoso piano di pace in 20 punti del Presidente. In pratica, è un po’ come cercare di far mettere d’accordo due bambini che litigano per un giocattolo, ma uno dei due ha rapito l’orsetto dell’altro e il mediatore è convinto di poter risolvere tutto con un’alzata di spalle.

I colloqui, che si svolgono indirettamente (per carità, non sia mai che si debbano guardare in faccia), sono iniziati a Sharm el-Sheikh e al Cairo, con la mediazione “discreta” di Egitto e Qatar. E cosa si discute? Ovviamente, il cuore del piano, che prevede un cessate il fuoco immediato e il rilascio di tutti gli ostaggi israeliani ancora nelle mani di Hamas entro 72 ore dall’accettazione dell’accordo da parte di Israele. In cambio, Israele dovrebbe rilasciare un bel pacchetto di detenuti palestinesi (250 ergastolani più 1.700 arrestati dopo il 7 ottobre 2023). Un vero e proprio scambio di figurine ad altissimo rischio.

Il mio amico il Presidente, con la sua consueta delicatezza, ha messo il carico da undici, dichiarando con quell’ottimismo che solo lui sa sfoggiare che Hamas avrebbe già accettato “alcune cose molto importanti” e che un accordo sarebbe imminente. Ah, la diplomazia dei tweet… Netanyahu, il cui ottimismo è notoriamente pari a quello di un becchino in tempi di pace, ha subito smorzato gli entusiasmi, ribadendo un concetto semplice quanto una formula di fisica quantistica applicata al Medio Oriente: “Finché non verrà rispettato il primo punto, il rilascio di tutti gli ostaggi, vivi e morti, non passeremo agli altri punti”.

E qui casca l’asino, o meglio, l’ostacolo principale: i criteri per lo scambio di prigionieri. Hamas spinge per il criterio di anzianità (rilascio in base alla data di arresto e all’età), una mossa che garantirebbe la liberazione di figure storiche e molto pesanti. Israele, ovviamente, storce il naso, escludendo a priori nomi “di spicco”.

L’Egitto, dal canto suo, si dichiara fiducioso e “sulla strada giusta”, mentre il Presidente degli Stati Uniti continua a fare pressing come un venditore di aspirapolvere, dicendo a Netanyahu in sostanza: “Non fare il solito negativo! Questa è una vittoria, accettala!”. Poi, in un crescendo drammatico, avverte Hamas che, se non cede il potere e il controllo di Gaza, verrà “annientata”. Insomma, un’altalena emotiva degna del miglior thriller.

Nel frattempo, mentre i delegati a Sharm el-Sheikh si scambiano cortesie indirette, nella Striscia di Gaza si continua a sentire il rumore sordo delle bombe, un sottofondo musicale non proprio ideale per un brindisi alla pace. E così, tra promesse, minacce, rilanci e il ricordo doloroso dell’anniversario del 7 ottobre, il “Piano di Pace” sembra essere l’ennesimo tentativo di far quadrare il cerchio, sapendo benissimo che, in un cerchio così disperatamente imperfetto, si finisce sempre per tornare al punto di partenza.

Fonti Consultate

Le informazioni relative all’avvio dei negoziati in Egitto tra le delegazioni di Hamas e Israele sul piano di pace del Presidente degli Stati Uniti, l’ottimismo espresso dal Presidente, le resistenze di Netanyahu sul rilascio degli ostaggi come prima condizione, e le richieste di Hamas sui criteri di rilascio dei detenuti palestinesi, sono state verificate e confermate da diverse testate giornalistiche internazionali e nazionali:

 

Carlo Makhloufi Donelli
Nato a Villerupt (F) il 12.02.1956 – Studioso e Ricercatore in fisica quantistica applicata a biologia molecolare e neuroimmunologia – Membro del board di ricerca scientifica di diverse organizzazioni nazionali ed internazionali – Ideatore e Coordinatore del progetto EDIPO «Eliminazione isole di plastica oceaniche» 

 

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