In una giornata destinata a restare nella storia del movimento sindacale italiano, il 22 settembre 2025 ha visto migliaia di lavoratori, studenti e cittadini scendere in piazza in tutta Italia per la Palestina.
Lo sciopero generale, indetto dai sindacati di base come FISI (Federazione Italiana Sindacati Intercategoriali), USB (Unione Sindacale di Base), CUB (Confederazione Unitaria di Base), SGB (Sindacato Generale di Base), ADL Cobas / ADL Varese, USI-CIT, USB PI, ORSA TPL Lazio, COBAS Poste, CUB Poste, SLG-CUB Poste, ha bloccato porti, scuole e trasporti, mandando un messaggio inequivocabile contro il genocidio a Gaza.
CGIL, CISL e UIL non hanno aderito allo sciopero generale indetto dai sindacati di base per il 22 settembre.
La forza di questa mobilitazione è stata la sua unità, un risultato tutt’altro che scontato. Nei giorni precedenti, una grande confusione era stata generata dalla decisione della CGIL, il principale sindacato confederale italiano, di proclamare un proprio sciopero per il 19 settembre. Questa scelta, interpretata da molti come un tentativo di boicottare la mobilitazione di massa già prevista per il 22, ha ricordato le dinamiche divisive già viste precedentemente.
Tuttavia, il fronte dell’unità e della solidarietà ha prevalso. A differenza del passato, dove la mancanza di coordinamento tra le sigle sindacali rischiava di indebolire le proteste, il 22 settembre ha superato ogni divisione politica o sindacale. Dalle grandi città del nord come Milano e Genova, fino al sud, i manifestanti hanno condiviso un unico messaggio: fermare la guerra, fermare il genocidio.
Questo sciopero non è stato un evento isolato. Già in precedenza, singoli sindacati avevano agito per sollevare l’attenzione sulla questione palestinese. FISI, ad esempio, insieme ad altre sigle sindacali come USB, CUB, SGB, SI-Cobas, FLAI, CUB PI, USB PI, S.B.M. (Sindacato di Base Multicategoriale), aveva aderito allo sciopero del 20 giugno 2025.
La partecipazione massiccia del 22 settembre ha segnato un punto di svolta. I sindacati confederali, spesso criticati per la loro eccessiva vicinanza alle istituzioni e per le loro dinamiche interne, sono apparsi obsoleti di fronte a una mobilitazione spontanea e potente, guidata da un senso di giustizia e di lotta comune.
Il 22 settembre 2025 non è solo la data di uno sciopero. È la data in cui i sindacati confederali sono “morti” agli occhi di molti, e una nuova speranza è nata: quella di un movimento unito, dal basso, capace di superare le logiche partitiche per unire lavoratori, studenti e semplici cittadini. Un movimento che lotta contro ogni guerra, ogni sopruso e ogni genocidio, e che dimostra che, quando si tratta di umanità e solidarietà, la base è più forte di qualsiasi divisione imposta dall’alto.
Tea Silvestri
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