“Gli altri decretano che dobbiamo essere statue, o spettri; e quando poi ci sorprendono a esistere in carne e ossa, ci accusano d’impostura. È per questo che il minimo gesto prende così facilmente l’aspetto di uno scandalo”. S. De Beauvoir, 1955.
Il giorno 3 settembre l’USR Lazio ha inviato una comunicazione riservata ai dirigenti scolastici in cui li ammoniva a non prendere in considerazione le mozioni che in tanti Collegi docenti di tutta Italia sono state presentate contro il genocidio in Palestina, contro l’appoggio del governo italiano allo Stato d’Israele, in favore di un rinnovato impegno all’educazione e alla pace, promuovendo un minuto di silenzio il primo giorno di scuola in memoria delle vittime dei conflitti in atto.
Ecco un estratto dalla comunicazione:
“La rilevanza degli eventi geopolitici in corso è una tematica su cui si invitano le SS.LL. a garantire la massima serenità nell’organizzazione di occasioni di confronto e di dibattito nell’ambito delle occasioni didattiche.
Tanto premesso, è necessario sottolineare l’esigenza di assicurare le specificità dei luoghi e dei momenti della vita scolastica, quali le riunioni degli organi collegiali, che devono essere esclusivamente finalizzate alla trattazione delle tematiche relative al buon funzionamento dell’istituzione scolastica e sottratte a qualunque altra finalità”.
Il tono e il contenuto di questa comunicazione, e il fatto che sia riservata, gettano luce sulla intenzione ormai palese delle nostre istituzioni di mettere a tacere il dialogo, sulla volontà che non si prenda posizione nemmeno sulle questioni più eclatanti ma che si segua a testa calata ciò che viene detto dall’alto e dai media sempre più asserviti alla macchina del potere.
Tale “invito” al silenzio è ancora più grave se fatto alla scuola, luogo per eccellenza deputato allo sviluppo del senso critico e alla formazione della persona in senso civico e morale: quindi prendere posizione contro il genocidio del popolo palestinese è anzi assolutamente necessario da parte dei docenti, che sono i responsabili di questo processo di formazione.
Quanto alla questione che il Collegio docenti non sia il luogo adatto per questo discorso, tale posizione dell’USR Lazio è dovuta a quel processo, in corso ormai da decenni, di spoliticizzazione della società e di degradazione del senso del politico: la società come la scuola, come tutti gli spazi pubblici, sono per loro natura “politici”, in quanto tutto ciò che è pubblico è politico, ovvero esiste come interesse della polis , della comunità. E ogni significato della politica che eluda da questo senso comunitario, fraintende e svilisce la politica a mero scontro partitico.
C’è una sola parte da cui stare, in ogni luogo che ci troviamo ad abitare: LA VITA.
Per questo la FISI condanna fermamente la posizione espressa dall’USR Lazio, ne pretende una puntuale e pubblica smentita, e invita nuovamente e a maggior ragione tutto il mondo della scuola a deliberare a favore della risoluzione pacifica dei conflitti, come è scritto nella nostra Costituzione, unico vincolo che siamo tenuti a rispettare, poiché fondante le nostre libertà.
Antonia Esposito
Segretaria Nazionale F.I.S.I. scuola
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