Amici miei, preparatevi a un futuro in cui l’intelligenza artificiale non si limiterà a batterci a scacchi o a suggerirci film, ma cercherà di capirci. Sì, avete capito bene: capirci. E non parlo della solita intelligenza artificiale che impara dai nostri “mi piace” su Facebook, ma di qualcosa di ben più profondo.
Una ricerca pubblicata nientepopodimeno che su Nature, una rivista scientifica di quelle serie, ci parla di Centaur, un’IA che promette di comprendere e prevedere il comportamento umano. Già mi immagino il mio smartphone che mi dice: “Carlo, so che stai per aprire il frigo per il quinto gelato della serata, resisti!”. Un vero incubo per la mia linea.
Centaur: Il Nostro Nuovo Fratello Maggiore Digitale
Centaur, sviluppato dal Mind Modelling Lab dell’Università di Warwick in collaborazione con l’Università di Cardiff, non è il solito algoritmo che si accontenta di correlazioni superficiali.
No, lui va oltre. Vuole capire la cognizione umana, il nostro modo di pensare, di prendere decisioni, di inciampare nelle stesse buche ogni santa volta. L’obiettivo è quello di creare una sorta di “gemello digitale” della mente umana, un modello capace di simulare le nostre scelte in un’ampia varietà di scenari.
Immaginate di avere una versione virtuale di voi stessi che, prima di un appuntamento galante, vi dice: “Non dire quella battuta, fidati, non farà ridere!”. Utile, ma anche un po’ inquietante, non trovate?
La cosa pazzesca è che questo modello, denominato Generative Causal Explainer (GCE), è capace di generare teorie cognitive in modo automatico. Praticamente, Centaur non solo impara, ma ragiona e formula ipotesi sul perché facciamo quello che facciamo.
Sembra che vogliano svelare i misteri della mente umana, come se non ne avessimo già abbastanza di misteri da risolvere.
Addio Segreti, Benvenuta Prevedibilità?
Le implicazioni di una tecnologia del genere sono, a dir poco, rivoluzionarie. Pensate all’applicazione in psicologia, dove si potrebbero prevedere e intervenire su comportamenti problematici.
Oppure nel marketing, dove le aziende potrebbero sapere esattamente cosa ci spingerà ad acquistare l’ultimo gadget inutile.
E ancora, nella medicina, per capire meglio come funzionano le malattie neurodegenerative.
Insomma, un potenziale enorme, ma anche qualche spunto di riflessione. Se l’IA sarà in grado di prevedere le nostre mosse, saremo ancora liberi di scegliere? O saremo solo burattini di un algoritmo super intelligente? La ricerca è stata pubblicata su Nature Human Behaviour e promette di aprire nuove frontiere nella comprensione di noi stessi.
A me viene solo da pensare che, se Centaur capirà il mio amore smodato per i carboidrati, forse mi iscriverà d’ufficio alla palestra. E questo, amici, è un futuro che mi terrorizza.
Carlo Makhloufi Donelli
Nato a Villerupt (F) il 12.02.1956 – Studioso e Ricercatore in fisica quantistica applicata a biologia molecolare e neuroimmunologia – Membro del board di ricerca scientifica di diverse organizzazioni nazionali ed internazionali – Ideatore e Coordinatore del progetto EDIPO «Eliminazione isole di plastica oceaniche»
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