Questo è il dato preoccupante che emerge dalla sentenza n. 199 del 2025 che stravolge il consolidato (e corretto) concetto di tutela della salute pubblica, per il quale solo l’idoneità a prevenire il contagio può rappresentare l’ancoraggio costituzionale di una legge impositiva di un obbligo di trattamento sanitario. In assenza di questa attitudine, il trattamento sanitario deve essere lasciato alla libera scelta dell’individuo.
Secondo la lettura che ha dato la Consulta in quest’ultima decisione, invece, la diminuzione della pressione sugli ospedali rappresenta un valido motivo per imporre un obbligo di trattamento.
Il problema è che qualsiasi farmaco, se correttamene assunto, migliora lo stato di salute individuale, prevenendo ospedalizzazioni e quindi il sovraccarico degli ospedali. Per questo motivo, seguendo tale ultimo ragionamento della Consulta, qualsiasi farmaco potrà essere imposto come obbligatorio, annullando così la libertà di cura, con buona pace del «fondamentale diritto» alla salute sancito dall’articolo 32 Cost.
Nel 2023, la Consulta, nella sentenza 14, anch’essa sugli obblighi imposti nel periodo Covid, pur essendo stata sollecitata dal giudice remittente ad aderire a questa interpretazione abrogatrice dell’articolo 32 della Costituzione, fu attentissima a ribadire i principi tradizionali per l’imposizione di un trattamento sanitario come obbligatorio. Adesso, invece, la Consulta, sulla base di un’ordinanza di rimessione che non fa alcun cenno a questa incredibile opzione interpretativa, ma che si rifà ai principi consolidati, afferma un principio potenzialmente devastante: la prevenzione del carico ospedaliero può rendere legittima l’imposizione di un trattamento sanitario.
L’argine del rispetto dell’autonomia individuale scritto da Aldo Moro a chiusura dell’articolo 32 è saltato e non c’è più, potenzialmente, alcun limite per l’imposizione di un trattamento sanitario come obbligatorio.
In uno scenario distopico, l’obbligo potrà essere esteso agli stili di vita: anche la corretta alimentazione o l’attività sportiva riducono la pressione sugli ospedali….
Carlo Iannello
Professore associato di Istituzioni di Diritto Pubblico presso l’Università degli Studi della Campania «Luigi Vanvitelli»













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