IL MIM CENSURA IL CORSO CESTES SU GUERRA E GENOCIDIO. IL 4 NOVEMBRE MANIFESTIAMO IL NOSTRO DISSENSO

da | Nov 3, 2025 | Attualità, Scuola | 0 commenti

Il MiM ha annullato il corso Cestes (Centro Studi Trasformazioni Economico-Sociali) sul tema della guerra e del genocidio, corso di formazione on line previsto per il 4 novembre, condiviso con l’Osservatorio contro la militarizzazione  delle scuole e delle Università.

Indignati per questa ennesima prevaricazione antidemocratica, condividiamo la lettera di Piero De Luca, Dirigente Scolastico dell’IC “Sauro Errico Pascoli” di Napoli.

Diceva Baricco che accadono cose che sono come domande. Il problema è trovare le risposte giuste.

Il Cestes (Centro Studi Trasformazioni Economico-Sociali), insieme all’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, aveva organizzato per il 4 novembre un corso di formazione rivolto ai docenti di ogni ordine e grado, dal titolo: “4 novembre la Scuola non si arruola”. Il corso avrebbe avuto in programma l’approfondimento di una serie di nodi fondamentali per la comprensione del mondo e del tempo in cui viviamo, a partire dai temi della militarizzazione dell’Istruzione, dell’Educazione ad una cultura di pace, del superamento dello sguardo coloniale nei confronti della didattica della Storia, dell’ingabbiamento della formazione all’interno di una cornice tutta di stampo neoliberista. Argomenti forti ed attuali, che non a caso avevano trovato già l’adesione di oltre 1400 docenti in tutta Italia, segno dell’attenzione forte nei confronti della necessità di traguardare con spirito critico una evidente deriva militarista presente in tutti i gangli dei percorsi di Istruzione.

Con un intervento a gamba tesa che ha davvero pochi precedenti, il MIM (Ministero dei Militari ?) ha, da qualche ora, annullato questo evento, o meglio lo ha cancellato dalla Piattaforma S.O.F.I.A, che consente ai docenti di accedere alle iniziative formative. Questa sorta di censura preventiva, ormai sinistramente affine alle pratiche tipiche di uno Stato autoritario, lascia davvero basiti se si vanno a leggere le motivazioni di tale cancellazione (che, va ricordato, rende di fatto impossibile ai docenti interessati usufruire del permesso previsto per la presenza ad iniziative di formazione). Osserva il MIM, con una incommensurabile dose di spericolato equilibrismo, che “l’iniziativa “La scuola non si arruola” non appare coerente con le finalità di formazione professionale del personale docente presentando contenuti e finalità estranei agli ambiti formativi riconducibili alle competenze professionali dei docenti”.

 Davvero si stenta a credere ai propri occhi; quali sarebbero, di grazia, queste presunte “competenze professionali” dei docenti a cui sarebbero del tutto estranee le finalità del corso? Sono informati lorsignori ad esempio dell’esistenza di una cosa chiamata “Costituzione Italiana” il cui art.11 recita che “l’Italia RIPUDIA la guerra come strumento di offesa e risoluzione delle controversie internazionali”? Riflettere insieme su cosa voglia dire costruire, nella Scuola, pratiche e strumenti educativi in grado di trasmettere una cultura di Pace e di Nonviolenza, aderendo così alla lettera ed allo spirito di questo art. 11, sono forse “contenuti e finalità estranei agli ambiti formativi riconducibili alle competenze professionali dei docenti”? Negare questa valenza configura, a mio avviso, una negazione stessa dei valori costituzionali di natura che se non è eversiva, ci assomiglia parecchio.

Allo stesso modo dovrebbero lorsignori sapere, perché dalle loro stanze tali parole provengono, che persino le Nuove Indicazioni Nazionali per il Primo Ciclo, pur rappresentando dei passi indietro colossali rispetto al precedente analogo documento del 2012, letteralmente grondano di inviti a supportare e sostenere azioni educative che mirano all’Educazione alla Pace intesa come valore fondante del progetto educativo. Tanto per fare qualche esempio:

nella Premessa culturale generale troviamo scritto che “La scuola è chiamata a promuovere una cultura della pace, del dialogo e della responsabilità condivisa”; nel Profilo dello studente si legge che Lo studente è educato a riconoscere il valore della pace come fondamento della convivenza democratica”; nell’Educazione civica (trasversale) troviamo che L’educazione civica promuove il rispetto dei diritti umani, la legalità, la pace e la solidarietà”; nel Campo di esperienza “Il sé e l’altro” (Scuola dell’infanzia) leggiamo che Attraverso il gioco e la relazione, i bambini apprendono il valore della collaborazione, della pace e del rispetto reciproco”; nell’Educazione alla cittadinanza (Primo ciclo) è scritto che La cittadinanza attiva si fonda su valori quali la libertà, la giustizia, la pace e la partecipazione”; nella disciplina Storia (Primo ciclo) si legge che Lo studio della storia aiuta a comprendere i conflitti e i percorsi di costruzione della pace tra i popoli”; nella Conclusione del documento troviamo che Le Indicazioni si pongono l’obiettivo di formare cittadini consapevoli, capaci di contribuire alla costruzione di una società fondata sulla pace e sul rispetto”.

Si potrebbe ovviamente andare avanti a lungo, citando l’innumerevole mole di documenti, convenzioni, accordi, Carte, nazionali ed internazionali che direttamente o indirettamente riguardano il mondo della Scuola e che, nella loro globalità, costituiscono la cornice educativa al cui interno un sistema di istruzione che ha a cuore lo sviluppo di una cittadinanza democratica ha il dovere di muoversi. Al contrario di quanto afferma un Ministero evidentemente ormai prono ad altre logiche, rappresenterebbe un obbligo professionale fondante per ogni docente aderire a momenti di formazione, sensibilizzazione e confronto su queste tematiche per contrastare doverosamente all’interno dei propri luoghi di lavoro queste derive militariste che nulla hanno a che vedere con le finalità che la Costituzione delinea per il Sistema di Istruzione e per la Scuola della Repubblica.

E’ necessario quindi, per tutti i lavoratori della Scuola, Docenti e Dirigenti in primis, non rimanere silenti di fronte ad un simile atto di censura e rendere evidente il proprio forte e motivato dissenso. Nei luoghi di lavoro ma anche manifestando in piazza la propria opposizione, come accadrà in tante piazze d’Italia martedì 4 novembre, e la data, anniversario che ricorda la fine di una delle più assurde stragi della storia, non è casuale. A Napoli, ci si vede a piazza Dante alle 15,30. Dobbiamo essere in tante ed in tanti.

 

LA SCUOLA NON SI ARRUOLA, MA VIENE ZITTITA

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