LETTERA APERTA SUL DDL DI CENSURA ALLE CRITICHE A ISRAELE

da | Ott 20, 2025 | Attualità | 0 commenti

Alcuni docenti, in nome di quel residuo di libertà di insegnamento che consiste nel concepire la propria classe come un gruppo di apprendimento che non inizia un percorso formativo standardizzato, ma elaborato su misura per loro, per allenarli alla socioanalisi e farne poi dei futuri cittadini consapevoli, non ci stanno e scrivono questa lettera aperta:

Dopo le manifestazioni oceaniche in solidarietà con la Palestina che hanno visto la partecipazione di insegnanti, studenti ed educatori, siamo allarmati dalla possibilità che nel nostro Paese venga approvata una legge che di fatto renderebbe illegale l’espressione di quelle critiche nelle scuole, nelle università e nelle strade.  Sono, infatti, in discussione al Senato ben tre disegni di legge che, con l’obiettivo dichiarato di contrastare l’antisemitismo, rischiano invece di mettere il bavaglio a ogni possibile critica allo Stato di Israele. Ci riferiamo al DDL 1627 – Gasparri (FI), al DDL 1004 – Romeo (Lega) e al DDL 1575 – Scalfarotto (Italia Viva). Questi testi sono così simili che la commissione del Senato il 30 settembre scorso ha deciso di unificarli e per questo anche noi li consideriamo come un’unica minaccia alla libertà d’espressione nel nostro Paese.  

Innanzitutto, in questi disegni di legge si vuole rendere legalmente vincolante la definizione di antisemitismo proposta dall’International Holocaust Remembrance Alliance (IHRA). Questa decisione, però, come è stato rilevato anche da tanti esperti (1) (e in ultimo dalla storica Anna Foa in audizione al Senato il 23/09 scorso), porterà ad effetti paradossali ampliando l’accusa di antisemitismo ad ogni possibile critica ad Israele. Negli esempi, infatti, si legge che sono da considerare antisemitismo: 

  • “Negare agli ebrei il diritto dell’autodeterminazione, per esempio sostenendo che l’esistenza dello Stato di Israele è una espressione di razzismo.”

  • “Applicare due pesi e due misure nei confronti di Israele, richiedendo un comportamento non atteso da o non richiesto a nessun altro Stato democratico.”

  • “Fare paragoni tra la politica israeliana contemporanea e quella dei nazisti.” Vogliamo ricordare, però, che le condanne a Israele arrivano da istituzioni come la Corte di Giustizia Internazionale e le Nazioni Unite (2) e sono accuse circostanziate basate sul diritto internazionale. Sollevare la critica nei confronti di Israele e richiamare tutte le autorità, compreso il nostro governo, ad agire per fermare questi crimini non può essere considerato espressione di antisemitismo.

Cosa che, invece, sta già accadendo nei Paesi in cui l’applicazione di questa definizione ha portato a una stretta repressiva ingiustificata.  In Inghilterra, ad esempio, recentemente sono state arrestate 890 persone per il solo fatto di aver partecipato a una manifestazione per la Palestina (3). In Germania il governo ha accusato di antisemitismo associazioni per i diritti umani quali Amnesty International o Human Rights Watch, che hanno mostrato nei loro rapporti le somiglianze tra quanto sta commettendo Israele nei territori occupati e le politiche segregazioniste attuate in Sudafrica durante il regime di apartheid (4). Sempre in Germania è stata messa al bando, perché ritenuta antisemita, un’associazione nonviolenta come BDS. Ma questa associazione, proprio ispirandosi alla storia luminosa della lotta al regime sudafricano, propone campagne di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni contro Israele sino a quando non rispetterà, nei fatti, i principi del Diritto Internazionale liberando dal terribile regime di occupazione militare i territori palestinesi, riconoscendo il diritto al ritorno dei rifugiati, smantellando il muro dell’apartheid e trattando con pari diritti i cittadini palestinesi che oggi vivono in Israele. 

Inoltre, in quei Paesi europei e negli USA la stessa definizione viene utilizzata oggi per accusare di antisemitismo le associazioni ebraiche come Jewish Voices for Peace che si sono mobilitate contro il genocidio. Le università vengono ricattate con il taglio dei fondi (5) e si arriva al punto di vincolare i finanziamenti all’adesione preventiva a tale definizione dell’IHRA, cosa che comporta l’obbligo di vigilanza sui contenuti dei corsi di insegnamento, determinando un meccanismo di forte autocensura e limitazione delle libertà di espressione (6).   

Per questo, temiamo che, se dovesse passare questo disegno di legge, la repressione del dissenso che vediamo in altri Paesi potrebbe realizzarsi anche nel nostro. Infatti, sulla base della definizione di antisemitismo dell’IHRA e richiamandosi al codice Rocco di epoca fascista, sarà possibile negare per ragioni di “moralità” l’autorizzazione a manifestazioni pubbliche “anche in caso di valutazione di grave rischio potenziale per l’utilizzo di simboli, slogan, messaggi e qualunque altro atto antisemita” (art. 3 del DDL 1004 – Romeo). Addirittura, nel DDL 1627 – Gasparri si prevede la condanna da due a sei anni di reclusione per la propaganda dell’ostilità “in tutto o in parte” nei confronti dello Stato di Israele ed è prevista l’aggravante dell’utilizzo di simboli riconducibili a questa definizione di antisemitismo (Art. 4 – DDL Gasparri).

Cosa ne sarà dei nostri cartelloni contro Netanyahu o delle bandiere della Palestina? Saranno considerati dei reati come avviene in altri Paesi europei?  La libertà di espressione e di insegnamento nelle nostre scuole e università verrebbe gravemente minacciata, dato che nel DDL 1627 – Gasparri è previsto sulla base della definizione dell’IHRA l’obbligo di “tempestiva segnalazione” alle autorità di polizia e le sanzioni previste possono arrivare fino al licenziamento (art. 3 – DDL Gasparri). 

Si prevedono, inoltre, corsi di formazione per alunni e alunne organizzati dal Ministero dell’Istruzione che dovranno equiparare l’antisemitismo e l’antisionismo. Corsi analoghi sono previsti per le forze dell’ordine, in modo da rendere più efficace l’individuazione e la repressione di casi che rimandano a questo tipo di definizione. (art. 2 DDL – Gasparri) Tutto questo ci spaventa molto perché in questo modo si finisce per confondere un’ideologia razzista come l’antisemitismo, ancora viva nel nostro Paese e da contrastare, con la critica a un progetto di colonialismo di insediamento che si è espresso mediante la sistematica infrazione del diritto internazionale.

Ribadiamo che non c’è nulla di ebraico nel colonialismo, nell’apartheid o nel genocidio. Per questo contrastare le politiche violente e razziste di Israele oggi non può essere considerato una forma di antisemitismo. Critiche al sionismo, tra l’altro, provengono anche dal mondo ebraico e sono centrali nel pensiero di intellettuali ebrei che consideriamo tra i fondatori della nostra riflessione sulla Shoah, come Hannah Arendt e Primo Levi. Con questa legge anche questi autori finirebbero per essere tacciati di antisemitismo. 

Siamo convinti che lasciare che anche le voci più critiche nei confronti di Israele possano esprimersi sia essenziale per dare ai nostri studenti la possibilità di capire e imparare a individuare con chiarezza cosa sia davvero l’antisemitismo, o l’antisionismo, e che questo non sia confuso in nessun caso con il primo. Riteniamo, quindi, di estrema importanza per le sorti democratiche del nostro Paese quanto si sta discutendo oggi in Parlamento.

L’approvazione di questi disegni di legge comporterebbe un rischio di violazione degli articoli della Costituzione che riguardano i diritti inviolabili dell’uomo, sia come individuo, sia nelle formazioni sociali in cui si sviluppa la sua personalità (art. 2); la libertà di espressione (art. 21) e la libertà di insegnamento (art. 33).

Per questo, facciamo appello a tutta la società civile, affinché si mobilitino tutte le forze democratiche del nostro Paese al fine di manifestare, dentro e fuori dal proprio posto di lavoro, tutta la propria contrarietà a questo disegno di legge liberticida. Non vogliamo lavorare in una scuola censurata e controllata, non vogliamo che la ricerca accademica si svolga sotto minaccia, non vogliamo vivere in un Paese dove le libertà di parola, opinione, espressione sono represse. 

Docenti, educatrici ed educatori per il rispetto dei diritti umani in Palestina 

(1) https://morasha.it/artisti-e-intellettuali-anche-ebrei-firmano-una-lettera-contro-la-definizione-diantisemitismo-dellihra/?utm_source=mailpoet&utm_medium=email&utm_campaign=kolot-artisti-eintellettuali-anche-ebrei-firmano-una-lettera-contro-la-definizione-di-antisemitismo-dell-ihra_334

(2) https://www.un.org/unispal/document/report-of-the-secretary-general-icj19dec24/?utm_source=chatgpt.com

(3) https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2025/09/07/polizia-890-arresti-a-protesta-palestine-action-alondra_a29f9a92-d4db-4a9a-b467-870e0d52f777.html

(4) https://www.dw.com/en/germany-rejects-amnestys-apartheid-label-for-israel/a60637149?utm_source=chatgpt.com

(5) https://www.theguardian.com/us-news/2025/mar/07/trump-administration-cancels-columbia-universityfunding

(6) https://www.theguardian.com/education/2023/sep/13/antisemitism-definition-used-by-uk-universitiesleading-to-unreasonable-accusations?utm_source=chatgpt.com

Fonte: Pressenza.com

 

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