Pare proprio che la Germania, la locomotiva d’Europa che abbiamo sempre ammirato e un po’ invidiato, stia tirando il freno a mano. Anzi, che glielo stiano tirando con una violenza inaudita. A leggere i dati, il cuore pulsante dell’industria tedesca sta collassando sotto il peso di due macigni: un accordo commerciale con gli Stati Uniti che puzza di fregatura e un’agenda “verde” che, a conti fatti, sembra più un’autoflagellazione economica che una salvezza planetaria.
Il fatto è che, mentre noi ci preoccupiamo per il nostro Pil (e giustamente), i tedeschi stanno vivendo un dramma molto più profondo. La produzione industriale è in caduta libera da mesi, con settori storici come l’automotive e la chimica che stanno annaspando. Dopotutto, non è che la Germania abbia una miniera di gas o petrolio nel giardino di casa, e l’energia pulita costa parecchio. E non parliamo dei dazi! La nuova intesa tra Europa e Stati Uniti, almeno secondo alcuni analisti, favorirebbe in particolare l’industria tedesca, è vero, ma in cambio ci sarebbe un massiccio acquisto di beni energetici dagli USA, una sorta di “salvagente” che, però, ti fa sentire il peso di una catena al piede.
E poi c’è il “Green Deal“, quella cosa per cui siamo tutti d’accordo, a parole, ma che nella pratica si sta rivelando un salasso. L’industria tedesca, la cui competitività era basata su un’energia a basso costo, si ritrova con bollette fino a tre volte superiori a quelle dei concorrenti americani. E a quel punto, che fai? Delocalizzi, chiudi i battenti, o speri in un miracolo. La gente in Germania si sta accorgendo che il sogno di un futuro a emissioni zero si sta pagando a caro prezzo, con migliaia di posti di lavoro a rischio e aziende storiche che abbassano la saracinesca.
Che dire? Mentre i nostri cugini teutonici si legano mani e piedi con il loro “Green Deal”, noi dovremmo forse imparare la lezione. Non si può fare una transizione energetica senza considerare i costi e senza avere un piano sensato per mantenere la competitività. È un po’ come voler dimagrire, ma decidere di farlo non mangiando di meno, ma non comprando più cibo. La natura umana non lo permette. È un po’ una fregatura, certo, ma è pur sempre l’economia, no?
Riferimenti:
- “Accordo USA-UE sui dazi: Italia e Francia penalizzate”, EduNews24, 28 luglio 2025.
- “Germany’s greenhouse gas emissions and energy transition targets”, Clean Energy Wire, 19 febbraio 2025.
- “La crisi economica in Germania: cause, settori colpiti e ripercussioni”, Roberto Necci, robertonecci.it, 16 agosto 2025.
- “Perché crolla la produzione industriale tedesca e che peso avrà sull’Italia”, Economy Magazine, 6 settembre 2024.
- “Tariffs and Energy Costs Could Spark an Economic Crisis for Germany”, Energy News Beat, 16 agosto 2025.
Carlo Makhloufi Donelli
Nato a Villerupt (F) il 12.02.1956 – Studioso e Ricercatore in fisica quantistica applicata a biologia molecolare e neuroimmunologia – Membro del board di ricerca scientifica di diverse organizzazioni nazionali ed internazionali – Ideatore e Coordinatore del progetto EDIPO «Eliminazione isole di plastica oceaniche»
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