C’è qualcosa di profondamente ingiusto nella recente sentenza del Tribunale del Lavoro di Bologna, che ha rigettato il ricorso del nostro vicesegretario generale, Felice Osio, licenziato dall’AUSL di Bologna per il solo motivo di aver esercitato – con coraggio e coerenza – un diritto sindacale garantito da decenni di lotte: quello all’aspettativa sindacale non retribuita.
Il giudice ha affermato che tale diritto non spetta a chi rappresenta un sindacato “non rappresentativo”, secondo parametri meramente numerici stabiliti dalla contrattazione collettiva nazionale (CCNQ).
Ma questa affermazione rovescia completamente il principio su cui si fonda la libertà sindacale in una democrazia: non è il numero degli iscritti a legittimare il diritto, ma è il diritto a garantire che tutti i lavoratori possano organizzarsi liberamente.
Confondere l’aspettativa non retribuita – che non comporta alcun onere economico per la pubblica amministrazione – con il distacco sindacale retribuito, è un errore giuridico e culturale che ci riporta indietro di decenni. È come se si volesse riscrivere lo Statuto dei Lavoratori, cancellando silenziosamente ciò che ha rappresentato per la democrazia del lavoro in Italia.
La sentenza si rifà al CCNQ del 2017-2019, ignorando il fatto che l’articolo 31 dello Statuto (legge 300/1970) continua a valere in via residuale proprio per quei casi non regolati dai contratti collettivi.
Invece di tutelare la funzione sindacale e il pluralismo, si crea un precedente che premia l’uniformità, il silenzio, la sottomissione.
Questa sentenza non ci piega. Al contrario, ci rafforza nella convinzione che il diritto si conquista e si difende non nei salotti, ma nei luoghi di lavoro, insieme ai lavoratori.
Continueremo a lottare, in tutte le sedi, per riaffermare un principio semplice e sacrosanto: ogni lavoratore ha il diritto di organizzarsi, rappresentare e difendere i propri compagni, senza dover chiedere il permesso a chi ha interesse a zittirlo. In un tempo in cui i diritti si vanno erodendo sotto l’apparente neutralità della “riforma” e della “razionalizzazione”, è nostro dovere ricordare che la giustizia non è solo legalità, ma anche coerenza con i valori costituzionali.
Onorare il sindacato e il diritto non significa piegarsi alle sentenze ingiuste, ma continuare a lottare per cambiarle, con determinazione e passione.
Andiamo avanti. Insieme.
Ciro Silvestri
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