Immaginate di essere in una riunione particolarmente noiosa. Il vostro capo sta parlando di KPI, target e altre parole che sembrano importanti ma che, in realtà, vi fanno solo desiderare di essere altrove. All’improvviso, vi viene in mente una domanda cruciale: “Chi ha vinto Sanremo nel 1987?”. Una domanda che, chiaramente, non potete fare ad alta voce senza sembrare completamente disinteressati alla presentazione trimestrale.
Ecco, è proprio in questi momenti che vorreste avere AlterEgo, il dispositivo sviluppato da quel genio di Arnav Kapur al MIT. Un aggeggio che vi permette di “pensare” a una domanda e ricevere la risposta direttamente nel vostro cervello, attraverso vibrazioni ossee che solo voi potete sentire. Praticamente, Google direttamente nella vostra testa. E sì, per la cronaca, Sanremo 1987 lo vinse Gianni Morandi con “Si può dare di più” insieme a Enrico Ruggeri e Umberto Tozzi. Ora potete tornare a fingere interesse per quei grafici a torta.
Ma AlterEgo è solo la punta dell’iceberg in questo nuovo mondo dove la tecnologia cerca di fondersi con il nostro cervello.
Vediamo insieme cosa ci aspetta in questo futuro dove il confine tra uomo e macchina diventa sempre più sottile, e dove forse l’unica cosa che ci distinguerà dall’intelligenza artificiale sarà la nostra capacità di fare battute pessime durante le cene di famiglia.
AlterEgo: Il sussurratore di Google
AlterEgo è, in parole povere, un dispositivo che legge nella vostra mente. O meglio, non legge esattamente i vostri pensieri (per fortuna, altrimenti saremmo tutti nei guai), ma rileva i microscopici segnali neuromuscolari che si generano quando “parlate internamente”, quel processo che gli scienziati chiamano “subvocalizzazione” e che noi comuni mortali chiamiamo “parlare tra sé e sé come pazzi, ma senza emettere suoni”.
Il dispositivo, che assomiglia a un incrocio tra un apparecchio acustico futuristico e qualcosa che indosserebbe un agente segreto, è dotato di sensori che captano questi impercettibili movimenti muscolari. Un sistema di intelligenza artificiale traduce poi questi segnali in parole comprensibili, permettendovi di fare domande a Google senza aprire bocca.
Ma la vera magia avviene quando ricevete la risposta. Invece di sentirla attraverso un auricolare tradizionale, AlterEgo utilizza la tecnologia di conduzione ossea. In pratica, trasmette vibrazioni attraverso le ossa del vostro cranio direttamente all’orecchio interno, bypassando il timpano. È come avere un piccolo fantasma che vi sussurra le risposte direttamente nel cervello. Un fantasma molto informato, tra l’altro.
Durante i test, AlterEgo ha dimostrato di poter riconoscere cifre, parole, e persino suggerire mosse negli scacchi. Immaginate di sfidare Kasparov con questo dispositivo: sareste praticamente imbattibili, almeno finché non vi scoprono e vi bandiscono a vita dal mondo degli scacchi. Ma ehi, ne sarebbe valsa la pena!
Le alternative: Quando impiantarsi chip nel cervello sembra una buona idea
Mentre AlterEgo rappresenta l’approccio non invasivo alle interfacce cervello-computer, ci sono aziende che hanno deciso di prendere la strada più… diretta. Parliamo di Neuralink, la creatura di Elon Musk, l’uomo che apparentemente non è soddisfatto di rivoluzionare solo l’industria automobilistica, spaziale ed energetica, ma vuole anche mettere le mani (letteralmente) nei nostri cervelli.
Neuralink sta sviluppando sottili elettrodi che vengono impiantati chirurgicamente nel cervello. Sì, avete capito bene: CHIRURGICAMENTE. Nel CERVELLO. Perché evidentemente per alcune persone l’idea di farsi aprire il cranio per installarci dell’hardware sembra perfettamente ragionevole. Personalmente, ho difficoltà a decidere se farmi un tatuaggio, figuriamoci un impianto cerebrale.
Ma Neuralink non è sola in questa corsa alla colonizzazione del nostro organo più complesso. Ci sono aziende come Kernel, che inizialmente voleva sviluppare un modo per memorizzare ricordi al di fuori del cervello. Immaginate di poter scaricare la memoria dell’esame di diritto privato subito dopo averlo superato, liberando spazio per cose più utili, come la formazione completa della Roma del 2001.
Poi c’è Emotiv, che produce cuffie EEG wireless per monitorare l’attività cerebrale. Sono meno invasive di Neuralink, ma decisamente più appariscenti di AlterEgo. Indossarle in pubblico equivale a dichiarare: “Sì, sto facendo esperimenti sul mio cervello, e no, non mi interessa sembrare un personaggio di Star Trek”.
Neurable, un’altra azienda del settore, ha sviluppato un sistema che permette di controllare giochi in realtà virtuale con la mente. Perché usare le mani è così 2010. Presto potremmo giocare a Call of Duty semplicemente pensando di sparare, il che renderà ancora più difficile per i genitori capire se i loro figli stanno facendo i compiti o decimando zombie nella loro testa.
Il futuro: Quando Google Maps sarà direttamente nel vostro cervello
Dove ci porterà questa tecnologia? Probabilmente verso un futuro in cui non avremo più scuse per dimenticare compleanni o anniversari, perché Google Calendar ci manderà notifiche direttamente nel cervello. “Ehi, oggi è l’anniversario di matrimonio! Compra fiori o dormi sul divano, la scelta è tua.”
Le applicazioni potenziali sono infinite e, a dire il vero, alcune sono davvero rivoluzionarie. Per le persone con disturbi del linguaggio come la SLA, tecnologie come AlterEgo potrebbero rappresentare un modo per comunicare quando la voce non è più un’opzione. Per i chirurghi, potrebbe significare accedere a informazioni cruciali durante un’operazione senza distogliere lo sguardo dal paziente.
Ma ci sono anche scenari più inquietanti. Immaginate un futuro in cui i vostri pensieri potrebbero essere hackerati. O peggio, un futuro in cui la pubblicità viene trasmessa direttamente nel vostro cervello. “Ehi, stai pensando alla pizza? Abbiamo un’offerta speciale proprio ora da Piedigrotta!”
E poi c’è la questione della privacy. Se pensate che le attuali politiche sulla privacy siano complicate, aspettate di dover leggere i termini e condizioni per un dispositivo che si collega direttamente al vostro cervello. Saranno probabilmente più lunghi della Divina Commedia, e altrettanto incomprensibili.
Conclusione: Siamo pronti a diventare cyborg?
Mentre scrivo questo articolo, non posso fare a meno di chiedermi se siamo davvero pronti per questa fusione tra uomo e macchina. Da un lato, la prospettiva di avere accesso istantaneo a tutta la conoscenza umana direttamente nel nostro cervello è affascinante. Dall’altro, c’è qualcosa di profondamente inquietante nell’idea di aprire le porte della nostra mente alla tecnologia.
Forse la vera domanda non è se possiamo farlo, ma se dovremmo. Come tutte le grandi innovazioni tecnologiche, le interfacce cervello-computer hanno il potenziale di migliorare enormemente la nostra vita, ma anche di cambiarla in modi che non possiamo prevedere.
Per ora, mi accontento del mio smartphone. Almeno posso spegnerlo quando voglio. E se un giorno decidessi di provare AlterEgo o tecnologie simili? Beh, spero solo che abbiano una buona funzione di blocco, perché in alcuni casi i miei pensieri non sono qualcosa che vorrei condividere con Google. O con chiunque altro, a dire il vero.
Nel frattempo, continuerò a guardare con curiosità e un pizzico di sano scetticismo questi sviluppi. E se un giorno mi vedrete parlare da solo in pubblico, non preoccupatevi: potrei solo star testando l’ultima versione di AlterEgo.
O forse sarò semplicemente impazzito. A volte, la linea tra genialità e follia è sottile quanto quella tra uomo e macchina.
Carlo Makhloufi Donelli
Nato a Villerupt (F) il 12.02.1956 – Studioso e Ricercatore in fisica quantistica applicata a biologia molecolare e neuroimmunologia – Membro del board di ricerca scientifica di diverse organizzazioni nazionali ed internazionali – Ideatore e Coordinatore del progetto EDIPO «Eliminazione isole di plastica oceaniche»
0 commenti