L’anno che ci accingiamo a lasciarci alle spalle, è senza ombra di dubbio l’annus horribilis della scuola italiana.
Dopo l’esperienza della DAD, il ritorno alla pseudo normalità, ha difatti stravolto una delle più belle istituzioni della nostra Repubblica.
Nonostante le ultime riforme non abbiano granché giovato alla scuola, essa poteva essere ancora ritenuta una eccellenza in termini di inclusività, ma nell’ultimo anno ha conseguito il primato come luogo di esclusione e discriminazione.
Chissà se al Ministro Bianchi o ai suoi solerti funzionari è balenato per qualche istante come pesassero negativamente le loro decisioni sulla comunità scolastica, che lasciano divisa e contrapposta, dopo aver sottratto agli studenti i loro riferimenti abituali e naturali.
Forse a molti sfugge che il docente per gli studenti spesso è un riferimento che va molto oltre il rapporto scolastico, per molti il docente è un modello, un esempio da seguire.
Dalla sera al mattino migliaia di docenti non hanno potuto più vedere i loro studenti perché sospesi dal servizio, non già per colpe, ma semplicemente perché hanno obbedito alla loro coscienza nel rispetto della Costituzione.
Sono diventati sgraditi alla Istituzione a cui hanno dedicato tutta la loro vita, che oltre ad sospenderli li ha privati del sostentamento economico dovuto anche in casi di sospensione per motivi disciplinari.
Le loro assurde leggi prevedevano che i guariti dal Covid 19 potessero rientrare a scuola e riprendere ad insegnare, almeno fino alla scadenza del certificato verde di guarigione fissato a sei mesi.
Qualche solerte funzionario, ha però pensato di limitare la scadenza temporale del certificato a 90 giorni, al termine dei quali, non sottomettendosi all’obbligo farmacologico, il docente era demansionato per equiparazione ad una inidoneità sanitaria.
Tale equiparazione corrisponde a un falso, in quanto un atto sanitario deve necessariamente essere disposto da una autorità sanitaria, non certo dal DS, che così si assume una grave responsabilità.
Le sorprese non si sono limitate al demansionamento, ma si è messo mano anche alla natura del rapporto di lavoro in maniera unilaterale, obbligando i docenti a svolgere 36 ore in presenza a settimana anziché le 18 previste dal CCLN.
Eccoci arrivati al 15 Giugno. Queste vessazioni illegittime oggi decadono, e cosa rimane?
Rimangono donne e uomini pronti a disobbedire per difendere i diritti umani, costituzionali e lavorativi di tutti, anche dei propri persecutori.
Rimane un sindacato a disposizione di chiunque abbia compreso il tradimento operato da altre sigle.
Rimangono coloro che hanno subito, che hanno dovuto obbedire, che ora sanno di avere dei validi compagni di lotta.
Rimane una scuola bombardata da un governo nemico del diritto, nemico dei lavoratori, delle famiglie e degli studenti, e su questo terreno noi siamo pronti a ricostruire una comunità alternativa, che risponda ai principi ispiratori della Costituzione e dell’umanità.
E’ il 15 Giugno, rimaniamo noi, INSIEME.
Ciro Silvestri
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